venerdì 13 giugno 2014

respiri normalmente

E' la prima volta che fa questo esame?
Da questa parte della porta sì, vorrei rispondere, ma dubito che il mio sottilizzare interessi a qualcuno e mi limito a dare conferma alla domanda tenendo per me le mie riflessioni. A volte dimentico di quanto sia labile il confine tra un commento che capisce solo chi lo dice, ed una battuta scema di cui non si capisce la necessità.... ma il perché io senta spesso questo estremo bisogno di ironizzare anche quando non dovrei, è un mistero. Accade anche qui, no?
Ma parlavo di confini. Una porta, un vetro, un nome su un foglio di carta... in una vita sei fuori ed  ascolti la voce dell'altoparlante dare istruzioni su come respirare, sei in una sala d'aspetto ad immaginare cosa avviene in sala operatoria, sei a fare illazioni su cosa significa essere malati... poi, improvvisamente, come se fosse in un'altra vita, sei a fissare quella specie di lavatrice che sentenzia il tuo futuro, sei a trattanere il respiro o a respirare normalmente, sei a fissare la lampada di una sala operatoria, sei di nuovo a sentire quella paura del futuro che è la stesssa di prima eppure è diversa, perché non è un'altra vita, è sempre la stessa e tu ci provi a respirare normalmente ma è dannatamente difficile farlo  se ti sembra di essere imprigionato dentro ad un angolo giro.

giovedì 1 maggio 2014

sos-peso

La leggerezza non fa per me, diciamolo. Non è roba mia per costituzione fisica, non è insita nel mio carattere, non è tracciata nelle mie stelle. Solo il mio pensiero riesce a galleggiare tra tutte le mie pesantezze a cui resta aggrappato con quel filo a volte  spasmodicamente più corto, altre illusoriamente lungo ma mai infinito, spostato da brezze e venti improvvisi, immobile nell'apatia delle attese.

giovedì 3 aprile 2014

diritti e rovesci di proprietà

Buongiorno...
La voce proviene dalle mie spalle, io sono accoccolata a terra e voltandomi ho il sole negli occhi per cui non capisco esattamente chi sia la signora che mi sta parlando, vedo solo che è minuta e certamente anziana. Sorrido  e rispondo affabilmente  al saluto, magari è a me che al momento sfugge la sua identità e lei invece mi conosce, queste cose in un paesino succedono, a me pure spesso. Al cimitero poi si diventa, come dire, tutti un po' più socievoli, probabilmente è una sorta di senso di condivisione, una vicinanza reciproca e leggera che non ha bisogno di tante spiegazioni. Continuo a sistemare le piante ed i vasetti a terra ma lei rimane ferma alle mie spalle e qualcosa nella sua immobilità e nel suo silenzio mi induce a voltarmi di nuovo alzandomi in piedi per darle finalmente attenzione. Adesso che la vedo bene sono sicura di non conoscerla ma le sorrido di nuovo. Ha capelli corti e lievemente cotonati, di un  bianco "naturale" senza riflessi azzurrini, un cappottino che non fa una piega, la borsetta sul braccio  ed in mano una  rosa bianca confezionata nel cellophane con un fiocco  di raso sempre bianco.
Sto cercando mio marito... dice spostando gli occhi da me alla tomba diverse volte. Io mi guardo intorno, cercando il suo accompagnatore, ma non riesco ad individuare nessuno...
E' venuta con lui? chiedo cercando di capire "dove" lo stia cercando.
Forse è questo. ipotizza lei, accennando un movimento della mano verso la lapide e scrutando le scritte.
Veramente... questo è il mio. rispondo impacciata e sentendomi vagamente stupida ad affermare un tale diritto di proprietà, ma lei non sembra turbarsi più di tanto e mi guarda di nuovo, come riflettendo.
Ah, è il suo... Ed è il primo?
Beh, sì... è il primo... mi decido ad ammettere dopo un attimo di disorientata esitazione. Signora, ma è venuta da sola? La posso accompagnare da qualcuno...? Adesso sono decisamente convinta che la signora deve essere  sfuggita al controllo di qualcuno... Ed infatti il qualcuno si materializza provvidenzialmente nei panni di un signore che ci raggiunge  con un'espressione in volto di evidente sollievo.
Ah, eccoti... ti avevo raccomandato di non muoverti! la rimprovera lui ma in maniera gentile, persino affettuosa, prendendola sottobraccio.
Ma credevo di averlo trovato... però la signora dice che è il suo... tenta di giustificarsi lei  lasciandosi guidare verso il vialetto di lato. Abbozzo un saluto cordiale e comprensivo mentre cerco lo sguardo del signore per trovarne la complicità, ma lui mi getta un'occhiata fredda e mi redarguisce:
Certo che potrebbe anche metterci una foto, eh?
Li guardo allontanarsi con un misto di incredulità e sgomento e chinandomi di nuovo per  sistemare i le piantine, mi chiedo perché, improvvisamente, mi sembra di aver trovato un  valido motivo per fare quel che fino ad ora non avevo mai voluto.

martedì 1 aprile 2014

trappole

E' che non so più fare progetti e la cosa inizia ad essermi fastidiosa.
In principio non ci ho badato, anzi, forse ha coinciso anche con un vago senso di libertà, mi sembrava quasi di poter prendere respiro, di concedermi una meritata pigrizia... ma adesso stanno emergendo tutti i limiti, tutta una sintomatologia preoccupante ed un'insoddisfazione ormai palpabile.
Però non ci riesco. Oh, sono bravissima ad incastrare impegni ed imprevisti, tutto quello che, per così dire, sono obbligata a fare... sì, talvolta sono cose che ho scelto io, persino che mi piacciono, ma automaticamente le ho fatte diventare incombenze dovute a qualcuno o a qualcosa, magari più piacevoli di altre, ma comunque esterne a me. Riesco a rendere l'idea?
Progetti veri neanche a parlarne, non sono capace di mettere in cantiere neanche cose banali, o magari pratiche. La mia testa elabora un'idea, me la manda ed io la accolgo con entusiasmo. E poi si ferma. Ho un rifiuto totale per quella pianificazione che poi mi costringerebbe a vincere l'apatia.
Come dicono i Subsonica Ci sarebbe da capire come è stato facile congelarsi sotto tutti i nostri desideri e sentirli inutili... perché credo che sia esattamente questo che mi è successo. Forse è dovuto in parte alla mia indole insicura e paurosa, ricordo in passato l'ansia che mi prendeva quando mi accingevo a fare qualcosa che usciva dalle mie consuetudini. Poi sono arrivati gli anni più difficili, quelli che ti fanno fare i conti con la sopravvivenza legata a fili che vedi mano a mano farsi più sottili... A quel punto fare progetti ti sembra una sfida ad un nemico che è bene non svegliare e ti astieni.
E ti abitui.
Come dire, forse il nemico non c'è neanche più, ma tu continui a sentirne il terrore. E' il percorso del progetto ad operare il collegamento, a riportarti sensazioni destabilizzanti e così lo eviti.
Solo che adesso questa cosa si è espansa, non la controllo più ed è l'ora di metterci uno stop. Ma da cosa iniziare? Da cose semplici e poi salire a quelle più complesse, come verificare il funzionamento del telefono di casa (è più di un anno che non funziona)? Installare la stampante (sette o otto mesi che è nella scatola)? Cambiare le tende (magari anche pulire i vetri)? Fare un nuovo tatuaggio (e pensare che mi piacerebbe pure)? Comprare il divano (va beh, per questo ho la scusa dei soldi)? Tinteggiare la camera, rifare il bagno, mettersi a dieta... Wow... sento già salire l'ansia.
Devo iniziare da qualche parte... Ok, l'ho già detto un sacco di volte,  ma anche questo è un progetto e quindi si torna a capo...
O forse no. Ho aggiustato il telefono.
 
 
 

martedì 11 marzo 2014

da stella a stella

La stella di natale sta sfiorendo, saranno rimaste le ultime tre o quattro foglie rosse ed è tutta un po' spelacchiata, però, è durata tre mesi, quindi direi che il suo l'ha fatto. Che poi è strano, fino a qualche anno fa questo tipo di pianta mi durava in media una settimana e così avevo rinunciato a prenderla.
Poi, due anni fa, me ne fu regalata una grande e bellissima e, inaspettatamente, rimase tale fino a primavera. Io, sul momento, pensai che fosse merito dell'intento con cui mi era stata donata; nel biglietto che l'accompagnava c'era tutta la delicatezza del pensiero di affetto e vicinanza che, in quel periodo così particolare trovai veramente riscaldante, ancora di più perché proveniente da una persona che conoscevo solo marginalmente. Lo scritto culminava con la speranza che quei fiori mi trasmettessero una sorta di carezza ad ogni mio passaggio e la sensazione fu così bella che, mi dissi, non poteva durare solo pochi giorni.
Da allora, sono trascorsi tre natali e tre stelle omonime, tutte resistenti, anche se le altre due non sono state dei regali come la prima. Riflettendo, poi, mi sono anche detta che in realtà, il cambiamento di durata è probabilmente imputabile alla collocazione diversa da quelle trovate anni prima ed evidentemente più congeniale. Ma il posto che avevo scelto era il migliore per "sentirsi accarezzata", quindi ma cercato esclusivamente dal cuore e non dal pollice verde.
Che dire a conclusione di questo piccolo ragionamento? Che anche all'interno della stessa "casa" possono esserci angoli dove le nostre foglie riescono a vivere meglio, che non sempre questi angoli sono quelli che avremmo pensato e che forse dobbiamo credere e voler restare "in fiore".
Ah, sì... e che abbiamo bisogno di carezze.
Ok, adesso ho letto che la stella, per mantenersi fino al prossimo autunno deve essere trapiantata all'esterno e che per tornare a fiorire deve essere poi tenuta anche al buio... qui il parallelismo mi rimane ancora un po' oscuro...


sabato 8 marzo 2014

fuori o dentro ai sogni

Ho sognato che ero innamorata. Questo non mi meraviglia molto visto che, ultimamente, mi sono trovata spesso a discutere sull'argomento,  dimostrando e sostenendo la mia attuale indisponibilità sentimentale e suscitando anche qualche perplessità per la posizione vagamente cinica e teoricamente liberista.
Ma se, come sosteneva il dottor Morelli l'altra mattina alla radio, i sogni ci rimandano la nostra parte meno consapevole e mediata, allora la mia è ancora ostinatamente romantica a dispetto del mio scetticismo e progressivo inaridimento.
O forse no. In realtà il mio sogno non aveva nulla di romantico. Nessuno scenario favoleggiante, niente atmosfera romantica e, soprattutto, neanche l'ombra di un principe di qualsiasi colore. Insomma, completa assenza di tutti gli ingredienti... solo io sono capace di rendere minimal anche certi sogni!
Però ero innamorata, di questo sono sicura. A dire il vero, così a mente fredda, non saprei neanche da dove cominciare per descrivere la sensazione...   i sogni sono un po' così, no? Ti danno l'assoluta certezza di cose anche improbabilissime, come si fa poi a renderne perfettamente l'idea? E' come mettere a confronto due dimensioni completamente diverse. Mi viene in mente William Hurt quando in Figli di un dio minore prova a descrivere a Marlee Matlin il Concerto per due violini di Bach usando solo la gestualità.
Ecco, io come posso fare a rappresentare con le parole quello che stavo provando nel sogno? Una sensazione strana, piacevole ma anche un po' ansiogena, meno dolce di quello che mi sarei aspettata ma indubbiamente gratificante... Non so... un po' come se avessi appena firmato  un contratto per un mutuo astronomico per l'acquisto della casa dei miei sogni. Rendo l'idea?
Mmm... ma sono io che non capissco le emozioni del mio inconscio oppure è il contrario? 


martedì 25 febbraio 2014

(g)orgogl(i)o

Credo di essere stata orgogliosa, un tempo. Ricordo perfettamente di aver annoverato questa caratteristica tra i miei difetti, per cui, se lo pensavo, forse lo ero davvero,  ma da ragazzi l'orgoglio sembra  materia prima per plasmare la futura personalità ed anche in seguito, sebbene il suo eccesso porti inevitabilmente a commettere errori, più che un difetto, appare come un segno distintivo di carattere.
Allora, prima di capire se lo possiedo ancora o no, sarebbe interessante sapere se è un elemento positivo oppure no... Voglio dire, se avere orgoglio, in questo nostro vivere, è qualcosa di doveroso, di necessario, di opportuno, averlo perso sarebbe una regressione, un peggioramento...  ma se è un peccato, uno sbaglio, un demerito, allora è un passo avanti.
Non so, sono confusa... Di certo, non sono un tipo che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, anzi, come diceva Troisi, io non pretendo neanche che stiano fermi, si possono pure muovere! Però i cedimenti non è che mi scivolano addosso, li sento, mi feriscono, me li ricordo e mi fanno adottare strategie che forse non sembrano proprio le più furbe, ma che per me hanno un senso.
Insomma, come dire, un conto è non avere orgoglio ed un altro è averlo ed essere disposti a lasciarselo anche calpestare.
Ah, no, un momento... c'è l'oracolo Wikipedia, lo psicoterapeuta online...
Il termine orgoglio si riferisce ad un forte senso di autostima (ahhhhh, ecco!!! autostima! Eh, ma allora non è roba mia, non ci sono dubbi) e fiducia nelle proprie capacità (come si dice, questo toglie il vino dai fiaschi), unito all'incapacità di ricevere umiliazioni  (ehhhh, hai voglia se sono capace! Non mi piace ma ho imparato) e alla gratificazione conseguente all'affermazione di sé, o di una persona, un evento, un oggetto o un gruppo con cui ci si identifica (certo che mi gratifica.... le rare volte che mi succede, mi gratifica eccome).
Un'espressione comune, sinonimo di orgoglio, è "avere un'alta opinione di sé".
Ok, chiarito il dubbio. Penso che la mia quantità di orgoglio sia davvero modica, pienamente al di sotto dei limiti consentiti.
Resta il dubbio se questo sia un bene oppure un male... mmm... qui mi viene in aiuto Wikipedia con le sue citazioni.. Ecco, Vasco Rossi esorta a fottersene dell'orgoglio che ne ha rovinati più lui del petrolio, che mi sembra pure un bel motivo ecologista... Del partito antiorgoglio fa parte  Madre Teresa di Calcutta ed accreditati filosofi e scrittori, ma anche Marsellus Wallace nel  monologo di Pulp Fiction... insomma, non siamo solo santi, ma anche fighi!

E per la canzone, sì lo so che venivano bene gli U2, ma io è da quando ho in mente questo post che canticchio questa...




giovedì 20 febbraio 2014

la superficie liscia delle unghie

Oggi vorrei parlare di smalto e unghie. Che detta così, lo so, sembrerebbe l'argomento per il  post di un blog di estetica e bellezza, cosa un po' inusuale per me, no?
Eppure, per quanto incredibile possa sembrare, ultimamente la sed ha varcato le soglie di un centro estetico con una certa frequenza e da un paio di mesi a questa parte, sfoggia con malcelato orgoglio ed inaspettata disinvoltura delle unghie laccate di rosso.
Inutile dire che su questa novità potrei fare una miriade di associazioni e collegamenti psicologici ma, per il momento vorrei evitare di introspettirmi troppo restando invece su temi assolutamente fatui.
Ora, vorrei chiarire che questo non è neanche il blog di cenerentola e quindi, non è che la sed sia così trascurata e digiuna di tecniche abbellenti, eh.... Certo, va dal parrucchiere solo quando la ricrescita   arriva a  livelli di allarme (te ne accorgi perché qualche occasionale interlocutore te la fissa invece di guaerdarti in faccia), però vuole essere vanesiamente bionda e si diletta quotidianamente con piastre e arricciacapelli,  rifiuta categoricamente di mettersi a dieta ma spende un botto in cremine in tutte le declinazioni (forse sovvenziono la Shiseido più della Ferrero), si veste nel modo più mimetizzante possibile, ma non esce mai senza eyeliner e orecchini. Però è anche una che non ama essere manipolata troppo e preferisce aggeggiarsi molto da sola e questo con tutti i limiti che ne conseguono.
Le unghie, diciamolo, non sono mai state una mia priorità. A parte che le uso senza badare troppo se si rompono o scalfiscono, poi mettersi lo smalto con il mio tremolio è davvero un'impresa ed infine, ho sempre pensato che non avendo belle mani fosse preferibile metterle in evidenza il meno possibile, una tecnica, questa, che spesso applico selvaggiamente a tutta la mia persona.
Poi, un giorno, non saprei dire perché, forse stanca di ritrovarmi a nascondere le mani anche senza tirare sassi, ho deciso di provare a farmele sistemare... nulla di che, eh... voglio dire, non potrei mai stare con unghie lunghe... però, devo ammettere che seppure corte, una volta limate, pareggiate, definite e smaltate, danno all'insieme un aspetto molto più ordinato e gradevole. E come accade ogni volta che si migliora qualcosa, dopo è difficile tornare indietro e così ho iniziato a concedermi il lusso di periodiche sedute.
Ok, e  adesso mi introspettisco... parole chiave di questa strana riflessione, sono dunque smalto e unghie, smalto come pennellata di colore e lucentezza, nonché rinforzo che potrei, dovrei e vorrei ridare alla mia persona e, perché no, alla mia vita... unghie come quelle che sarebbe opportuno iniziare a tirar fuori in certe occasioni, facendo attenzione a non romperle usandole impropriamente.
Il banale insegnamento che ho imparato è che non è tardi per iniziare, non è impossibile da fare, non è vero che non è unacosadame, ma questo già lo sapevo, e che non è obbligatorio fare sempre tutto da soli ma talvolta non è male un intervento esperto.
Il passo successivo sarà...  la ceretta? Che poi, il titolo verrebbe così bene....
 
 
 

martedì 11 febbraio 2014

Tuuu - non puoiii - passareeeeeee!

A dicembre mi si è guastato il telepass.  Dopo tanti anni di assoluta fedeltà, quella remota eventualità di trovare la sbarra chiusa si è puntualmente realizzata come, in realtà, una piccola parte di me aveva sempre temuto...
Non è stato bello. E la cosa più spiacevole è che, dopo aver trovato e chiarito la causa del problema e avute tutte la rassicurazioni del caso,  la sbarra ha continuato a restare chiusa. Come dire "no, guarda che siamo assolutamente convinti di non lasciarti passare"! Un inconveniente che è certamente risolvibile ma che per motivi di tempo ho dovuto lasciare in sospeso e quindi, a distanza di quasi due mesi, non sono ancora telepassizzata.
Premesso che, come avevo già avuto modo di dire, a me il telepass piaceva proprio e che, neanche a dirlo, lo avevo associato ad un sacco di personali e fantasiose interpretazioni, è ovvio che la brutale esclusione l'ho vissuta come una sorta di oscuro presagio. Non che io creda effettivamente a segnali che danno indicazioni su eventi futuri e tanto meno mi sento sensitiva o superstiziosa. Però, qualche volta mi accade di avere la percezione di trovarmi di fronte a qualcosa che devo ricordarmi perché mi potrà essere utile.
Insomma, per me il presagio è semplicemente una preventiva opportunità di riflessione, una probabile chiave di lettura di qualcosa che deve ancora accadere.
E così, intorno a questa sbarra che non si apriva più, ho capito subito che mi ci sarei successivamente trovata a ragionare.
Quando, alcuni giorni dopo, ho avuto la spiacevole discussione riguardante le mie presunte mancanze, mi è venuto automatico associare l'episodio però non ho trovato il nesso che lo legava. Poi la sbarra emotiva si è chiusa in tante altre situazioni, a volte piccole, altre più importanti. E allora, finalmente, ho capito.
Che poi l'avevo detto proprio io che certi rapporti funzionano come il telepass, no? Pensi di conoscere una persona, sperimenti e perfezioni una modalità di comunicazione e poi questa diventa automatica.
Sì, le persone cambiano, a volte peggiorano pure, ma l'errore è il tuo che invece di ragionare, ti sei affidato solo al meccanismo... che era un buon meccanismo, ma soggetto a usura, guasti ed inconvenienti esterni.
Lo so, è talmente ovvio che potevo arrivarci anche senza il telepass... ma vuoi mettere la soddisfazione di quando ti si spalancano le porte del pensiero con un bip?

ah, la canzone... lo so, lo so, ma mi garba :)

mercoledì 5 febbraio 2014

anche per oggi non si vola...

Ieri sera mi hanno dato della superficiale. Beh, che dire... volevo un po' di leggerezza, no? Mai proposito fu realizzato più velocemente e, anzi, persino  oltrepassato.
Per mitigare la bruciatura, posso dire che probabilmente l'osservazione non mi è stata fatta in forma generica ma circostanziata ad un singolo punto di vista, però, inutile nasconderlo, mi sono seccata ugualmente. Che poi, per certi versi, il pensiero che avevo espresso voleva effettivamente semplificare tutto un ragionamento più ampio, insomma, la conclusione poteva sembrare superficiale ma era frutto di un approfondimento... Me la sto facendo tornare???
La cosa che mi ha infastidito è  che a dirmelo è stata una persona che mi conosce da poco e che quindi non ha elementi per riconoscere un mio eventuale  retropensiero che, perciò, non è emerso come intuibile. Insomma, non sa che la mia visione "leggera" mi è pure costata un notevole sforzo cerebrale.
Ovviamente, volendo continuare nell'ottica del mio recente proposito,  dovrei dare relativa rilevanza all'episodio. Voglio dire, in fondo si è trattato di una conversazione estemporanea, non dell'esame di ammissione alla categoria "persone serie e pensanti"... la persona in questione avrà magari modo di conoscermi meglio e "accreditarmi". Altrimenti, pace! (Oddio, sono superficiale???)
Ma il punto, purtroppo non è solo questo singolo accadimento e non riguarda soltanto la mia presunta inconsistenza. perché ultimamente mi hanno pure dato dell'irrispettosa e dell'accentratrice ed in questa circostanza a dirmelo è stata una persona che mi conosce bene. Certo, non è detto che fosse una portatrice di verità assolute e qui andrebbe aperta tutta una parentesi per analizzare anche meccanismi di rapporti interpersonali, ma non è su questo che adesso vorrei soffermarmi.
Il punto di cui sopra è che nel giro di neanche due mesi sono stati messi in discussione alcuni dei capisaldi della mia personalità e questo non posso ignorarlo. Il che non significa che tutti abbiano automaticamente ragione ed io sia diventata una persona orribile, però qualche domanda devo farmela, no?
L'elemento ricorrente di tutte queste "critiche" è che si basano  su miei atteggiamenti che non posso negare ma che ritengo assai più sfumati,  motivati e spiegabili ma mi rendo conto che la mia percezione dà per scontata una base di partenza, un substrato di intenzioni che se viene a mancare fa crollare rovinosamente le azioni.
Insomma non ho ragione. Non è detto che sia effettivamente come mi stanno rimarcando ma forse sono cambiata, sono diventata meno attenta ai segnali altrui, oppure ho peccato di presunzione sentendomi sicura di venire capita ed invece ho sconfinato in un piano che non avevo previsto.
Accidenti... dunque sono stata pesante e devo alleggerire? O devo pesare maggiormente pensieri, parole ed azioni? O, magari, sottrarmi dal peso del giudizio altrui?
E perché, comunque la si metta viene sempre fuori che è una questione di peso?
 
 
 

mercoledì 29 gennaio 2014

la superficie velenosa delle cose

Certe sere avresti bisogno di contenitori apposta per metterci i pensieri che ti si affollano in testa. Un po' come la raccolta differenziata della spazzatura, ecco, solo che si tratta dei residui della giornata.
Le cose belle, è ovvio, difficilmente ti avanzano... te le tieni strette, le assapori, le consumi, le converti in energetica felicità e il posto dove tenerle lo trovi sempre. Oddio, a volte ho letto di qualcuno che parla di gioia talmente grandi da non riuscire a contenerle, ma temo di non aver ben presente la sensazione e, comunque, mi sembra un problema di facile risoluzione, magari con un po' di attenzione ad evitare sprechi.
Poi c'è tutta una roba che non vuoi tenerti dentro ma che prima di essere eliminata, devi controllare, separare e, magari riciclare. Sì, perché se si utilizzassero solo gli accadimenti positivi, la maggior parte del nostro vivere risulterebbe un po' inutile, no?
Il processo di separazione è un po' faticoso, alle volte. Avverti tutto un malloppo di sensazioni, alcune più riconoscibili, altre meno, qualcuna proprio nascosta o sconosciuta e allora devi metterti lì a scegliere, a maneggiare, pronta anche a qualche sorpresa spesso non gradita. Però, alla fine ti senti meglio, alleggerita da quel peso ed anche consapevole di aver riutilizzato tutto il recuperabile. La parte di indifferenziato che proprio non sei riuscita a separare ed a riconvertire, la puoi tranquillamente eliminare e dimenticartene.
Ma può capitare di trovarsi con rifiuti tossici o, comunque, ad alta pericolosità. Scorie insomma.
Le scorie di una giornata sono quanto di più sgradevole da dover gestire, non le puoi eliminare, provi e riprovi a distrarti, a seppellirle nei recessi più oscuri della tua mente... niente, loro riaffiorano sempre con tutta quella loro carica nociva che sai essere distrutti. Non le puoi riciclare perché inquinano qualsiasi altra cosa, impossibile dare loro un senso, trarne un qualsiasi insegnamento.
Non puoi neanche spedirle nei paesi sottosviluppati o darle a smaltire alla camorra... ti tocca tenertele, ammucchiarle da una parte sperando di non accumularne troppe e che i contenitori siano a tenuta stagna.
Chissà se alla fine dei tuoi giorni ti presentano una tares...

domenica 12 gennaio 2014

Give me time to realize my crime

Ci ho messo un po' a decidere quale potesse essere  il leitmotiv di questo nuovo anno. In realtà non volevo un vero e proprio proposito che poi non mi sento assolutamente in grado di perseguire con adeguata forza di volontà, ma al tempo stesso non mi andava neanche di non darmi una qualche direzione almeno generica  verso cui orientarmi. Il calendario non mi sembra di per sé un motivo valido per impostare un qualsiasi progetto che si  potrebbe intraprendere in qualsiasi altro momento senza la scusa di rituali suggestioni, però questo ultimo periodo di festività mi ha consentito o imposto di rielaborare tutta una serie di eventi, anche non gradevoli, che mi hanno profondamente turbato e costretta a cercare un varco di uscita e mentre ero impegnata a ragionare nel mio solito modo da seghista mentale, mi sono resa conto che la mia parte superficiale stava già tentando un alleggerimento della pressione esterna provocata da certi fatti e persone, nonché di quella interna prodotta dai miei sforzi elucubrativi.
Ed ecco che la parola chiave del mio anno, il filo conduttore dei miei intendimenti, il sentiero da percorrere in questa sterpaglia di vita, mi si è rivelato come i codici che appaiono a John Nash  in A beautiful Mind in mezzo a miliardi di numeri.
Leggerezza.
Ho bisogno di leggerezza. 
Che per me è una grande parola, una cosa così nuova e strana che ho faticato ad attribuirla a quella sensazione che inizialmente non ho neanche saputo identificare e che non riuscivo neanche a capire che effetto mi facesse. Sì, proprio come quella parte alcolica degli aperitivi, non eccessiva al punto da confondermi, ma con un effetto comunque  avvertibile se non perfettamente riconoscibile.
Leggerezza che per me si può tradurre in tanti input, dai più banali, come le piccole uscite con persone diverse, alcune da conoscere di più, altre anche no ma che comunque non mordono mica.... non sentirsi per forza in dovere di dimostrare qualcosa. Inutile dire che questo apre un ventaglio di possibilità infinite di azioni da intraprendere sugli altri e su me stessa e siccome la parola chiave è comunque leggerezza, non mi metterò a sviscerarle e a motivarle. In ogni caso, leggerezza anche come scudo da certe influenza pesanti di cose e persone che non potrei mai allontanare dalla mia vita.
Sì, lo so... c'è anche tutta la sfera fisica che necessiterebbe di analoga azione alleggerente. Forse non è un caso che a lampeggiare nel monitor della mia testa sia stata questa parola. Beh, chissà...


giovedì 2 gennaio 2014

astropropositi

Ariete
Sarà sicuramente l'anno buono. Magari lo vedrò da lontano.
Toro
Parola chiave: distanza di sicurezza. La mia.
Gemelli
Siete tanti... cercherei di alternarvi in base al vostro umore.
Cancro
Distinguere quelli addomesticati dagli altri.
Leone
Me ne venisse mai in mente uno... ma dove siete???
Vergine
Da mantenere... sono sempre preziosi.
Bilancia
Ritrovare gli equilibri... aggiungendo e mai togliendo.
Scorpione
Mi sa che non è vero che non ci vado d'accordo.
Sagittario
Sono io che non devo perdere la memoria.
Capricorno
Evitiamo di pre-occuparci... occupiamoci al momento giusto.
Acquario
Che dire... dosate il dosabile, evitate l'evitabile, pensate il pensabile...
Pesci
Il fatto che ultimamente oltre a frequntarvi vi abbia pure mangiato, sarà indicativo?


venerdì 22 novembre 2013

psico-tipi-citazioni

<< Ma tu che Pokémon saresti?>>
<< Mmm... non so... forse un tipo Fuoco... >>
<< Io un tipo Psico, credo. >>
<< I tipi Psico sono cazzutissimi! >>
<< Vorresti dire che io non lo sono? >>
<< Uffa... non dico questo. Dico solo che sono molto forti. In realtà sono deboli solo con i Pokemon di tipo Spettro o Buio... che se ci pensi è logico perché si tratta di armi che hanno a che fare con la mente, paure create da noi stessi... >>
<< Vedi? Torna tutto... >>
<< Nel tuo caso aggiungerei anche una certa debolezza a quelli di tipo Volante e Coleottero. >>
<< Sì... e Cavalletta. >>

(Tipica conversazione tra madre e figlia... facile distinguere chi sia la prima e chi la seconda, no?)

 

giovedì 21 novembre 2013

ventiquattropiùottouguale... boh

Giornata strana ieri. E' iniziata con il risveglio da un brutto sogno e quando accade non è mai piacevole. Sì, certo, senti un immediato sollievo rendendoti conto che non si trattava di realtà, però ti rimane addosso un disagio che non sapresti ben definire... forse la consapevolezza che lo scenario era perfettamente plausibile da poter benissimo accadere. In fondo i presagi sono un po' questo, no? Un'idea che la tua mente ti para davanti dopo una rielaborazione di informazioni rapide che tu ancora non hai percepito...
Comunque, dopo il primo risveglio, mi sono riaddormentata ed ho sognato di nuovo. Una cosa bella questa volta. Ma strana, molto strana.
E sì, certo, ho provato a farmi restare attaccata anche questa di sensazione ma la componente "realizzativa" era molto meno forte e quindi l'effetto benefico è sparito in fretta lasciando il posto soltanto alla bizzarra testardaggine dei miei strati neanche troppo sepolti.
Insomma, lo sforzo onirico mi è costato complessivamente una certa fatica... e la giornata era appena iniziata.
Il seguito è stato impegnativo come mi ero aspettata, sgradevole più di quanto mi ero aspettata. All'ora di pranzo ero arrabbiata per diversi imprevisti capitati e soprattutto per certe dinamiche che mi ero ritrovata ad osservare facendo le spese di valutazioni che non condividevo nella maniera più assoluta.
La rabbia è una sensazione che tollero male, che mi porto dietro con fastidio e  mi si associa sempre a frustrazione e ad un tremore fisico e emotivo che fatico a controllare. Me la sono portata in auto, blaterando a voce alta mentre correvo tra appuntamenti di diversa natura. Prima lavoro, poi scuola di mia figlia, poi ancora lavoro, poi medico per mia mamma... salto da un ruolo all'altro con il bagaglio sempre più pesante, con le diverse emozioni che mi si riaffacciano a turno come fotogrammi impazziti. Ma il video non è finito, c'è ancora il passaggio rapido da casa e poi l'impegno serale, teoricamente piacevole ed invece costellato da altri problemi... o forse sono io che a questo punto ero stanca di tutto. Un tutto che alle 00:12 cerco di togliermi di dosso insieme ai vestiti e che invece mi si infila nel letto, mi si schianta sopra soffocandomi in un sonno stavolta senza sogni.
Ed eccomi ad oggi. E' ormai sera ed ancora non riesco a capire quanto mi porto dietro della brutta giornata di ieri, quanto vi ho aggiunto di quella di oggi, non so più se sono sensazioni vere o presunte, brutti sogni o brutti pensieri, strani sogni o strani pensieri.
Stasera doccia.


 

lunedì 4 novembre 2013

in-segna-menti

Tanto per cominciare, Lucca è stupenda e il Comics and Games sempre fantastico!
Ora, se volessi fare un post positivo dovrei fermarmi qui, ma poiché questo, si sa, non è un blog allegro (e che cazzi, si ho scritto cazzi.... sorrido in ogni dove, almeno nel mio blog potrò essere musona quando mi va?????), cercherò di trarre un minimo di morale da tutti i vari accadimenti di questi giorni.
1) Quando sei in un brutto periodo e sai che ne deve iniziare uno anche peggio, non fare troppo affidamento sulla pausa che ti concedi nel mezzo perché potrebbe anche non andare come avresti desiderato.
2) Se ti viene in mente di cambiare borsa con una più capiente e con pettorina e te la porti pure in macchina, non rimandare il travaso a dopo che ti hanno sfilato il portafogli... E già che ci sei, valuta di non tenere tutto, ma proprio tutto nel suddetto borsello... e fai foto o copia di tutti i documenti che poi per la denuncia ti servono.
3) Smetti di sentirti esperta di cose che hai fatto solo un paio di volte perché non tutti gli anni sono uguali e di stare ore in coda ti può capitare anche se l'anno prima era andato tutto benissimo.
4) Guarda le previsioni del tempo ogni tanto... o almeno prima di partire.
5) Evita di lavarti i capelli in hotel se non hai dietro anche il balsamo.
6) Se un uomo che non conosci bene ma che ti dà percezioni positive, ti dice cose carine, prendile sempre con il beneficio del dubbio perché a volte "sono cose che si dicono". Magari evita di dargli il telefono... ché per scritto ti riesce tutto più facile, lo sai.
7) Se un uomo  ti dice cose carine, prendile sempre con il beneficio del dubbio perché... le ha dette a te, dai!!!! 
8) La prossima volta che vai dal parrucchiere, fatti delle foto tessera.
Detto questo, per Natale vorrei una spada laser.

domenica 27 ottobre 2013

la superficie "dritta" delle cose

Prima di tutto penso che la gente non sia abituata alla disponibilità e alla comprensione. Non dico a darla, eh... ci mancherebbe, ognuno è libero di fare come meglio crede... ma almeno a riceverla, ecco. 
Poi penso che l'autunno mi piace ma questo è un periodo davvero difficile... se almeno le ricorrenze fossero un po' più diluite... invece in un mese esatto mi trovo con quella di nascita e di morte e in mezzo l'anniversario di matrimonio. E se ci mettiamo che tutto ciò è stato preceduto da mesi faticosi di ospedali  che un inevitabile epilogo ha reso (ri)percorso, direi che posso sentirmi un po' stanca-depressa, no?
E di certo sembrerà assolutamente sconveniente che unadonnacomeme (...) cerchi un qualche modo per distogliere la testa da tutto questo, ma a me sembra solo un modo per restare a galla, se non fosse che poi finisci per fare scelte sbagliate (e dovevi capirlo che erano sbagliate... proprio tu che dicevi che non le avresti più fatte) e anche questo è un ri-percorso e allora ti dici che, accidenti, sei stufa di correre sù e giù per questo segmento illudendoti che sia una retta infinita mentre in realtà sono infinite solo le volte che ripeti il tratto...
E torni a pensare che la gente non è abituata alla disponibilità e alla comprensione.

venerdì 25 ottobre 2013

in-canta-menti

Non so in che modo amarlo, che darei per capirlo...
Non so più chi sono io... quando guardo in me vedo solo lui,
non mi conosco più.
Non so chiamarlo amore, come mai mi sconvolge? Tutto ciò non è da me.
Lui è solo un uomo, nulla più, ne ho avuti tanti ormai...
E' un uomo in più.
Se non fosse lui lo conquisterei, questo amore mio glielo griderei.
Ma questa volta non lo so che succede in me...
E' davvero molto strano questo mio turbamento
proprio io, sì proprio io, che non soffro mai, non piango mai per un uomo in più...
mi perdo in lui.

Se non fosse lui lo conquisterei, questo amore mio glielo griderei.
Ma questa volta non lo so che succede in me...

Se mi chiamasse amore fuggirei dal suo sguardo e crollerei, mi smarrirei...
Terrei per me i sogni miei,  non gli rivelerei che penso a lui... mi perdo in lui...
Che amo lui.

http://www.youtube.com/watch?v=Gl9VPcjCnAs

venerdì 11 ottobre 2013

Emo e Raz

È un fatto di velocità, credo. Io ho il raziocinio svelto. Di fronte alla difficoltà o, comunque, alla questione da affrontare, non perde tempo, non si lascia distrarre dall'emotività, osserva, analizza, dispone. E mi convince. I suoi ragionamenti non fanno una piega, li condivido  totalmente (sì, lo so che è ovvio, sono i miei!) e li rendo, per così dire, effettivi, operativi, convincendomi quindi di aver risolto la situazione e di poter passare oltre.
È a questo punto, generalmente, che arriva lei, la mia parte emotiva. Come una di quelle mogli vecchio stampo che concede al marito l'illusione che sia lui a decidere, resta in disparte, lascia che sia il raziocinio a prendere in mano le cose, non contrasta assolutamente le scelte, anzi, sembra quasi che annuisca d'accordo e non solleva obiezioni. Ma poi te la ritrovi a stringerti lo stomaco, a mandarti lampi di pensiero, ad avvertire disagi che non dovresti avere. Insomma, ti rimette in discussione tutto.
Ecco, in questo periodo, è un po' così che mi sento. Che dal punto di vista pratico mica cambia niente, non è che devi fare scelte o tornare indietro su decisioni prese... la tua testa il lavoro l'aveva fatto giusto... Solo che non hai risolto un bel niente, è tutto dannatamente confuso,  fai fatica a gestire ogni piccolo pensiero, ogni azione, ogni parola che ti scappa di bocca,  e se provi a cercare le ragioni della tua confusione, ti trovi a fare a ritroso un gioco di incastri e ti saltano tutte le tesserine che avevi pazientemente disposto, te ne ritrovi in mano alcune a cui avevi smesso di pensare ed altre a cui non dovresti proprio pensare... E l'idea di risistemarle tutte in questa distesa interminabile in cui non distingui più passato, presente e futuro, a momenti ti toglie il respiro.
Attacchi di panico? Rimpianti? Rimorsi? Tristezza? Preoccupazione per il futuro? Mmm... Io la chiamo vedovansia...
 


(la canzone ovviamente l'ha scelta Raz...)
 

lunedì 2 settembre 2013

multistranime

Allora, l'anno prossimo vado al mare a giugno, giuro. I primi di giugno. Oddio, quest'anno  i primi di giugno dormivo ancora con il piumone, però mica capiterà sempre così, no?
Il mare mi ha fatto bene. Deve essere per il fatto di spogliarsi e durante questa estate mi è riuscito meglio del solito, il che è paradossale visto che penso di aver toccato uno dei miei massimi di fuori forma fisica... però, mi sono fatta meno problemi di sempre.  Non so, forse a furia di nascondermi dagli altri, mi ero persa di vista ed invece avevo voglia di ritrovarmi.
Ora, non dico  che sia proprio sbocciato l'amore, però noto un qualcosa di molto simile al cominciare ad accettarsi per come si è invece di stare solo a piangere per come si potrebbe essere.
Cosa abbia fatto scattare questa inversione di tendenza non lo saprei dire... forse l'affetto e l'amicizia sincere di un paio di persone che riescono a farmi sentire comunque piacevole, forse la latitanza (o scomparsa pressoché definitiva) di qualcuno che, mio malgrado, continuava a far parte di un mio ipotetico mondo immaginario per il quale, però, non mi sentivo competitiva... O forse quest'anno sono davvero riuscita a ridurre talmente tanto le aspettative che tutto ciò che è arrivato è divenuto una bella novità.
Insomma, a pochi post di distanza, confesso di desiderare che l'estate non finisca ancora e se sole e mare hanno contribuito a questa piccola condizione di benessere, beh, l'anno prossimo voglio innescare la reazione ancora prima del solstizio!
 
 

mercoledì 28 agosto 2013

autolegittimazioni


Ho rigato l'auto. La sua auto. Che poi, ora, sarebbe la mia. Cioè, in pratica lo era anche prima, ma adesso è ufficiale, c'è scritto nel libretto. Per cui anche il rigo è mio... non so ancora se  fa differenza. Che poi non è esatto dire che l'ho rigata, è stato un regalino di ignoti. E questo un po' fa differenza, ma non molta.
Io non avevo bisogno di un'auto, ne ho già una che è stata mia fin dall'inizio che è esattamente a mia dimensione e non potrei neanche permettermene un'altra, figurarsi questa che è pure più costosa da mantenere. Lo so, avevo detto che l'avrei venduta, avevo razionalmente deciso che l'avrei venduta e razionalmente non avevo dubbi.
Ma poi, presa la decisione ho iniziato a trovare (o a creare) "legittimi impedimenti": e non è giusto svenderla, e non è facile trovare acquirenti, e visto che ho dovuto cambiare le gomme per la revisione tanto vale usarla qualche volta che poi se sta ferma è peggio.... fino all'ultima trovata geniale, visto che nella fiesta ho ancora le termiche, adesso uso questa!
E' che quest'auto mi provoca sensazioni contrastanti. Altri luoghi e oggetti mi ricollegano a cose difficili da gestire emotivamente, ricordi decisamente troppo belli o troppo brutti,  sicuramente complicati da ordinare... Invece in quest'auto abbiamo trascorso tanto di quel tempo e, certo, è stato prevalentemente tempo difficile ma era come se l'abitacolo ovattasse tutto... o forse erano quei lunghi e faticosi viaggi che riuscivano a farci trovare la via di affrontare le cose.
E poi è un'auto che conosco bene, probabilmente sono stata io a guidarla di più ma  ecco che questo  tende a provocarmi quella sensazione strana, quasi di usurpazione che non è solo legata ad un bene materiale, è qualcosa di più sottile e complesso.
Sono  proprietaria di qualcosa che non ho effettivamente desiderato ma che forse potrebbe anche piacermi eppure, ogni volta che premo sull'acceleratore e sento quella sensazione euforica di potenza e velocità, ecco che subito dopo torno a sentirmi quasi abusiva.
Forse dovremmo avere solo... auto... da poter rigare.
 

 

mercoledì 7 agosto 2013

sdca

Stavolta l'ho fatto. Sono stata ferma, decisa ma molto calma. Ho detto le cose che dovevo dire senza rivangare quelle vecchie e nemmeno quelle recenti. Non mi si è chiusa la gola, non sono diventata rossa ed ho tremato il minimo indispensabile.
Dall'altra parte non c'è stata alcuna paradossale inventiva e la faccia tosta è stata quella di spre. E' sembrata quasi una resa.
Dunque ho dimostrato che la mia disponibilità non è necessariamente stupidità ed ho iniziato a sottrarmi da una situazione con le caratteristiche di sabbie mobili. Dovrei sentirmi un po' contenta, no?
Perché allora ho questa sensazione di essere arrivata esattamente dove ero attesa? Perché la mia  presunta affermazione di carattere mi sembra lontanissima dal mio carattere stesso? Perché il famoso decisionismo non pare poter alleggerire minimamente il peso di questi mesi? E poi gli sviluppi, dinamiche vecchie riproposte con parole nuove per poi trovarsi nei soliti giochetti...
E ti accorgi che tra lo stare molto calmi e lo stare molto fregati... è un niente.
 
 
 
 

martedì 30 luglio 2013

questione di karma

 
Stavolta lo farò. Giuro. Sarò ferma, decisa ma molto calma. So cosa devo dire e mi limiterò a quello... non andrò a rivangare vecchie cose, neanche troppe cose recenti... non mi si chiuderà la gola facendomi uscire quella voce strozzata, non diventerò rossa, non mi tremeranno le mani...
Non mi lascerò sorprendere dalla paradossale inventiva e faccia tosta, non sarò comprensiva, non sarò disponibile...
Insomma, non sarò io.
Ok, c'è qualcuno che vorrebbe andare al mio posto?
 
 

domenica 30 giugno 2013

baci oscuri

Quasi una notte di passione con Batman, ecco come è stato il mio venerdì... Ho detto quasi perché in realtà si è trattata solo di una serata emozionante ed alla fine mi sono vigliaccamente sottratta all'insistenza del mio inaspettato ospite... Ma dopo, al buio, nella solitudine del mio letto mi sono per un istante chiesta come sarebbe stato dormire con il suo respiro che aleggiava vicino... chissà come sarebbe stato risvegliarsi con il sussurro dei suoi ultrasuoni e nell'oscurità individuare i suoi occhietti rossi mentre lui avrebbe dispiegato il mantello delle sue ali volteggiandomi sopra...
Lo so io come sarebbe stato... DA PANICO!
A dire il vero, non è stata la prima volta che la gatta mi ha porta un pipistrello in casa e generalmente riesco a rispedirla fuori con il suo amico ancora in bocca. In passato ci sono stati altri momenti di drammatici svolazzamenti ma allora non eravamo solo due femmine paurose in casa e successivamente sono comunque riuscita a ricorrere alle tecniche di emergenza adottate anche con gli insetti...
Stavolta però è stato diverso. A parte che la gatta ha pensato bene di organizzare questa simpatica rimpatriata mentre io facevo la notte in ospedale e mia figlia, capita la situazione non aveva saputo fare di meglio che isolare i due contendenti nella zona notte, chiudendosi in salotto e dormendo nel divano.
Al mio ritorno, e non mi soffermo sul concetto di ritorno, di primo mattino ecco la sorpresa e la conseguente e cauta azione perlustrativa. Niente. Dell'ospite nessuna traccia ed anche la gatta sembrava disorientata e incapace di fornire indizi. Dopo aver ispezionato tutti gli angoli ed aver strillato alla vista rispettivamente di un fermacapelli in spugna nero, un calzino corto finito sotto al letto e l'etichetta staccata a non so quale vestito ed essermi rassegnata all'evidenza che la mia casa ha urgente bisogno di essere tinteggiata, ho preso in considerazione la speranzosa ipotesi che l'essere (ancora non avevamo effettivamente la certezza di che animale si trattasse) fosse stato adeguatamente pasteggiato, sebbene la mancanza di resti facesse diminuire le probabilità di tale soluzione.
Devo anche dire che durante tutto il giorno io e mia figlia abbiamo scherzato sull'eventuale presenza dell'ospite ma non riscontrando alcuna traccia, alla fine abbiamo un po' accantonato il pensiero e ci è mancato davvero poco che me ne andassi tranquillamente a letto...
E invece lui era là, attaccato alla tenda prima, e poi sul muro, proprio sopra al letto, troppo in alto per tentare la collaudata tecnica del contenitore e decisamente troppo vivo per sperimentarne altre.
Ok, mi vergogno profondamente ma stavolta sono dovuta ricorrere ad aiuti esterni maschili ed alla fine il mio spasimante ha trovato la via della finestra.
Lo so, questo raccontino sembra un filmetto thriller di infimo ordine, uno di quelli in cui per tre quarti si costruisce la storia e poi  con poche scene si arriva allo scontato finale, con tutti i personaggi stereotipati... mmm... ecco, potrei ragionare molto su questa sorta di parallelismo, ma forse è meglio andare con i titoli di coda...

 

giovedì 27 giugno 2013

di buchi e di rammendi

E così l'ammoooore è di nuovo entrato in questa casa. No, no, chiariamo... non intendevo casablog, ma casacasa, mura domestiche insomma. E siccome tali mura sono abitate rispettivamente da una gatta sterilizzata, una quasi cinquantenne in rassegnata attesa della menopausa ed una adolescente carina, ironica e intelligente, non credo sia difficile intuire a chi sia toccata l'improvvisa ventata di primavera.
Devo dire che non ho ancora capito cosa ne pensa la gatta, ma io sono contenta che mia figlia stia, seppure cautamente, imparando a vivere questa emozione non più racchiusa  all'interno della famiglia ma adesso rivolta all'esterno e ovviamente connotata dalla componente romantica.
E forse è proprio questa apertura verso il mondo ad apparirmi tutto a un tratto elemento fondamentale, assolutamente naturale per lei quanto assurdamente estraneo  per me.
E' un po' come se qualcuno si presentasse con un nome e cognome che tu conosci benissimo e invece il suo volto ti appare completamente alieno... allo stesso modo, dicevo, ho accolto con entusiasmo la novità del ritorno, seppure indiretto, di un sentimento che ricordo di aver considerato sempre prioritario, essenziale, vitale... e che, però,  adesso sembra non essermi mai appartenuto.
Eppure ho amato e, ancora più incredibile a dirsi, sono stata pure amata, sono sempre stata una sciocca sognatrice romantica e sentimentale e l'amore è stato protagonista delle mie fantasie, a volte in maniera vergognosamente improbabile. Ho sperimentato l'amore in diverse fasi e modalità, comprese alcune meno opportune, insomma, se è il cuore ad essere considerato convenzionalmente sede delle emozioni, il mio è stato attivo e pulsante.
Ed ora il niente. Deve essere stata tutta quell'energia emotiva inespressa e compressa sull'anima ad aver provocato una sorta di implosione che ha generato questa sorta di buco nero.
Ecco, è esattamente così che mi sento... so che da qualche parte esiste l'amore, sono persino felice che ci sia ma per me è ormai caduto sotto l'orizzonte degli eventi.
Ora, lo so che non sembra affatto una bella cosa... però, mi chiedo, se questo quasi mezzo secolo governato in maniera abbastanza indegna da venere non è stato esattamente una passeggiata, magari prendere le distanze dall'amore non è poi una cattiva idea, no? Forse potrebbe cambiare qualcosa nella prospettiva ed avere... eventi all'orizzonte
 
 

venerdì 21 giugno 2013

iodio

Ed eccoci al consueto post "odio l'estate", potrei farne una rubrica fissa, un evento annuale con tanto di sigla... ecco, la canzone è decisamente l'unica cosa che mi piace dell'argomento.
Ok, non parlerò di nuovo dell'ansia da aspettative che questa stagione finisce inevitabilmente per creare e poi disattendere, non parlerò della forma fisica che viene per forza alla luce, del look alla dart fener... che poi quest'anno non ho neanche tentato di oppormi al terribile rito della "svestizione" e sono passata subito all'esposizione delle mie dubbie grazie. Ah, sì, ok... ne sto parlando, è vero. La smetto.
Ebbene, stavolta vorrei affrontare la questione "odio l'estate" da un punto di vista più statistico e parlare della componente principale dell'argomento, vale a dire le vacanze.
E se sulle precedenti riflessioni avevano spesso influito componenti caratteriali che finivano con l'esagerare i problemi, la cronistoria delle mie vacanze toglie per così dire il vino dai fiaschi e quindi ogni dubbio sulla legittimità del mio sentimento avverso.
Durante i miei quarantotto anni le mie ferie sono sempre state contrastate da qualcosa. Non che poi non venissero anche realizzate, anzi, l'abilità con cui venivano superate le varie difficoltà, potrebbe persino indurre a pensare che occorre prima di tutto determinazione ed un atteggiamento propositivo.
E' anche vero che se ti metti a guardare tutti gli ostacoli che nel corso degli anni ti si sono parati davanti finisci con il chiederti quanto sia effettivamente logico sfinirsi e frustrarsi per qualcosa che ritieni ti spetti come a tutti gli altri.
Ok, non è vero che tutti fanno le vacanze, specie in questi ultimi anni critici, però, ultimamente mi è capitato di notare come ci siano tante persone a me vicine per le quali l'appuntamento con due o anche tre settimane di ferie da vivere altrove, non ha mai sgarrato. Intendiamoci, sono felicissima per loro però penso anche che è facile amare l'estate quando è collegata automaticamente a periodi rigeneranti o comunque distraenti.
E così, dopo anni di salti mortali per strappare la fortuita vacanza, ho iniziato a vivere con ansia la fase di pianificazione perché dipendente sempre da troppe variabili. Ecco, deve essere iniziata così la mia antipatia per la stagione estiva... poi tutto il resto è venuto di conseguenza.
Quindi, adoro le belle giornate lunghe, i colori del bosco, il profumo del mare, certi sapori inconfondibili e sì, lo ammetto, anche il respiro della pelle scoperta... tutte cose che vedo ad un passo da me e che puntualmente si allontanano, oppure me ne allontano io, non so...
Insomma, è un fatto di distanza più che di odio. O forse odio le distanze. Almeno alcune.
 
 

mercoledì 19 giugno 2013

la superficie liscia... dell'oroscopo

Ariete
Dovete per forza essere sempre i primi a cui  pensare?
Toro
Cercate di essere indulgenti con chi potrebbe aver sbagliato qualcosa...
Gemelli
Spero che non vi presentiate entrambi... uno di voi dovrebbe optare per il mare.
Cancro
Domani sera dovete assolutamente dormire
Leone
Avete mai pensato di conoscere un'Acquario?
Vergine
Spero che questo caldo faccia bene alle vostre ossa, perché io ne avrei fatto pure a meno, eh????
Bilancia
Vi voglio bene... ovunque voi siate.
Scorpione
Provate a tenere a posto quelle pinze.
Sagittario
Il filo c'è sempre.. anche quando non lo vedete.
Capricorno
Mi arrendo. Anzi, l'ho già fatto da un pezzo.
Acquario
Non sapete sfruttare le occasioni... neanche quando siete voi a decidere l'oroscopo!
Pesci
A volte dovreste provare a pensare a quel che dite o fate.

domenica 16 giugno 2013

legger-mente (filosofia del persiero leggero)

L'oroscopo mi piace. Non lo considero, ovviamente, qualcosa in cui credere... figuriamoci, dubito di questioni  molto più argomentate, ci mancherebbe che mi affidassi ad esercizi di fantasie stellari... Ma poiché proprio la fantasie e le stelle sono elementi che mi stanno simpatici, l'oroscopo mi piace, mi diverte, lo considero da sempre un'opportunità di riflettere su aspetti casuali... un po' come le  metafore, insomma...
Sì, lo so, c'è Brezsny. Però non è stato grazie a lui che ho iniziato a considerare gli aspetti ludici e riflessivi della questione. In realtà è stata mia nonna ad insegnarmeli e molto tempo fa.
Mia nonna scoprì l'oroscopo con le vacanze per gli anziani e le radio private. Non si chiese mai il perché qualcuno si fosse scomodato ad inventare segni zodiacali, calcolare metodi di appartenenza e dilettarsi con interpretazioni di congiunzioni astrali e non è che poi si lasciasse condizionare dalle previsioni, ma teneva sul comodino una radiolina che accendeva appositamente per questo evento mattutino e non si perdeva una parola dell'oroscopo di Radio Montecarlo. La cosa particolare è che aveva associato almeno una persona, familiare, parente o amico, ad ogni segno zodiacale e così giocava a pensare alla giornata che ognuno di loro avrebbe avuto.
Ok, sembra una sciocchezza eppure a me ha dato sempre una sensazione piacevole, forse perché lei lo faceva con evidente divertimento e innegabile partecipazione. Un modo per pensare ogni mattina alle persone a cui in qualche modo teneva, un'attenzione quotidiana alla loro esistenza, al loro esserci, vicini o lontani che fossero.
Capitava poi che, talvolta, alla sera, quando qualcuno le raccontava di un qualche accadimento, lei lo ricollegasse a quanto sentito al mattino ed io ridevo dell'evidente casualità della cosa e da allora ho spesso giocato anche io a trovare nella mia giornata l'elemento che in qualche modo poteva essermi stato preannunciato.
E ancora oggi, quando mi capita di ascoltare un oroscopo, non spesso, mi viene spontanea quell'associazione segno-persona-volto-pensiero. E ringrazio mia nonna per avermi insegnato il gioco del pensiero positivo, del saluto mentale, della ricerca di spunti di riflessione anche dalle cose apparentemente banali.
 
 
 

giovedì 13 giugno 2013

in-ten(z)ioni

Che poi, sfatiamo questa idea che io sia buona... anzi, troppo boncitta come si dice dalle mie parti... che è una bontà diversa, sostanzialmente inclinata verso l'essere anche un po' tonti. Insomma, non è un pregio, non mi daranno premi, non faranno santa. Non che io aspiri alla santità, eh...
E comunque non sono buona.  La mia disponibilità è spesso incapacità di dire di no o, peggio ancora, insofferenza a chiedere. Come dire, meglio fare da sola il più possibile che mettersi lì a raccomandarsi, ad organizzare, a cercare, a discutere... Un misto di risparmio energetico, pavidità ed orgoglio, quindi elementi non propriamente positivi.
E poi, naturalmente, c'è il senso del dovere, l'obbligo morale che, ok, sarà pure una forma di nobiltà d'animo ma meno pura di quel che può sembrare. Insomma, d'accordo la compassione, l'empatia, la sensibilità, il rispetto, ma la verità è che vorrei essere distante anni luce da quel che sto facendo, vorrei non doverlo fare, mi pesa oltremisura e l'unica soddisfazione che ne ricavo è che nessuno potrà accusarmi di latitanza e inadempienza.
Insomma, io non sono buona... mmm... forse un po' troppo boncitta sì, ma meglio non dirmelo...

giovedì 6 giugno 2013

(s)ba(n)damenti

Lei l'avevo già vista in ospedale. Il reparto non è grandissimo e siccome la camera dove vado sta in fondo al corridoio, ogni volta che lo percorro, arrivando o andando via, è inevitabile dare fuggevoli occhiate dentro le stanze dove, spesso, può capitare di individuare qualche conoscente. D'altra parte si tratta di un ospedale di paese e le persone che non conosci direttamente finisci comunque per identificarle o almeno determinarne la provenienza.
La donna in questione l'avevo vista passando e poi anche fuori dalla stanza. E, naturalmente, alla porta finestra proprio accanto alla camera che frequento al momento. In realtà è un'uscita di sicurezza che dà su una scala esterna, ma se si prova ad aprirla scatta il campanello di allarme e così è sempre chiusa. Trovandosi però alla fine del corridoio del reparto, viene abbastanza naturale raggiungerla e sostarvi davanti, specialmente quando si parla al telefono, illudendosi di trovare così un minimo di privacy.
Nulla di più sbagliato. Ho scoperto che l'acustica è tale che le voci rimbalzano letteralmente contro il vetro e si infilano nelle due ultime camerette... insomma si sente tutto.
La scoperta mi ha procurato un po' di disagio perché una ventina di mesi fa, davanti a quella finestra ho fatto le telefonate più difficili della mia vita e quindi devo averle condivise con gli occasionali occupanti di allora... mmm... per fortuna ricordo di averle trovate spesso anche vuote.
Ma dicevo della donna, la badante. Si, perché ovviamente l'ho inquadrata subito... ok, potrei dire che è stato per averla sentita parlare ma in realtà quella è stata solo la conferma. Prima era stata la fisionomia, l'aspetto ed i modi a farmela classificare.
La cosa che mi ha colpito, però, è stata la sensazione di somiglianza... ok, lo ammetto, è stata una sensazione di timore... oddio, non è che ho pregiudizi, intendiamoci, anzi, questo periodo di "assistenza ospedaliera mi ha tranquillizzata sul fatto che se anche dovessi perdere il lavoro, qualcosa saprei fare ed è anche un settore dove resiste una discreta domanda...
Però, che devo dire, in quella donna ho visto alcuni tratti che, seppure un po' esasperati, potrebbero appartenermi e che dovrei riconsiderare... forme abbondanti, capelli dal taglio e colore forse non adatti, abbigliamento piuttosto dozzinale... sì, va bene, io riesco ad essere ancora un po' più anonima ma certo non riesco a camuffare le mie "cineserie" come sanno fare altre donne...
Sì, lo so, dovrei smettere di prendermi in giro e cercare di migliorare ciò che non mi piace... questi miei sguazzamenti nella mancanza di autostima stanno diventando fastidiosi anche alle mie orecchie.
E poi, dai, sono io che esagero certe sensazioni perché mi sento di nuovo in periodo da Cenerella...
Però... però... poi mi capita di contattare la donna di cui sopra per proporle un lavoro, mi presento, le dico che ci siamo già viste in ospedale... lei mi guarda per un minuto e poi mi fa:
"Ah, avevi capelli lisci, ecco perché non riconosciuta... sì, ricordo bene, Io pensato che tu straniera."

Appunto.






 

sabato 20 aprile 2013

telefonocasa


Inserire quasi tre ore di viaggio nel gioco ad incastro di giornate che una dietro l'altra si susseguono incasinate da impegni previsti e imprevisti impegnativi, ha qualcosa dello sport estremo, a tratti ti sembra assolutamente necessario farlo, in altri momenti ti chiedi chi te l'ha fatto fare.  
Certo,puoi cercare anche di ridurre il più possibile questo tempo, ma io ho già avuto modo in passato di sperimentare i fossi che costeggiano la strada, per cui non devo forzare più di tanto la guida.
Allora, il sistema ideale per rassegnarsi all'inevitabilità delle preziose ore praticamente sprecate nello spostamento, è cercare di impiegarle in un qualche modo utile almeno al proprio livello emotivo.
Come ho avuto modo di dire tempo fa, il fatto di percorrere un tratto paesaggisticamente bellissimo, aiuta molto... il viaggio d'andata di queste due settimane si è svolto tra la progressiva esplosione della campagna ed è stato un vero piacere per gli occhi... poi mettiamoci la radio, la musica e qualche telefonata che ci dà la sensazione di essere comunque operativi e di risolvere almeno alcuni dei problemi che si dilettano ad infilarsi come le biglie del Montezuma... ed i primi novanta minuti sono andati.
La sera, al ritorno, è diverso.
Non spiacevole... anzi, devo dire tra l'altro, che la strada è segnata bene e questo mi consente di percorrerla con tranquillità e sentendomene in un certo modo accolta e accompagnata. Però, l'imbrunire e poi la notte mi celano parzialmente la distrazione del paesaggio, e la musica finisce inevitabilmente per favorire l'intimità e così mi ritrovo immersa in qualcosa che non saprei definire se non come... me stessa. Ed essere immersa in me stessa, di questi tempi, non è esattamente una passeggiata.
Ok, non mi metterò di nuovo a parlare di ospedali, di senso del dovere, di coscienza, di parenti, di tacite promesse, di disponibilità, di pazienza e di tante belle cose che nel buio dell'abitacolo si addensano intorno a me salvo poi apparirmi come spettri ad ogni fuggevole incrocio di fari... parlare... parlare per svuotare almeno un po' la testa, alleggerire le molecole d'aria intorno a me...
Ed è stato così che ho iniziato a parlare al telefono. Non per rispondere brevemente a chi mi chiama, come ho sempre fatto, non per avvertire della mia posizione... no, no... sono io che mi sono messa a cercare voci amiche con cui "consumare" il tempo che mi separa da casa visto che non posso agire direttamente sullo spazio...
Lo ammetto, ho telefonato praticamente a tutti i "chiamabili" possibili in questo frangente, persino a mio fratello, il che è tutto un dire... e la cosa mi ha fatto un po' tenerezza perché sono talmente abituata e desiderosa di solitudine che resto sempre un po' sorpresa dalle mie improvvise voglie di compagnia nonché da certe mie timide iniziative in tal senso.
Fatto sta che queste strategiche conversazioni, mi hanno consentito di scivolare più fluida sulla strada del ritorno, amortizzando le buche dei miei sensi di impotenza, illuminando il buio delle mie paure, guidandomi oltre quegli incroci sbagliati di ulteriori tristezze.. per farmi finalmente arrivare a casa. Sì, per poi ripartire di nuovo, certo. Ma c'è ancora la notte, no?
 



 

mercoledì 27 marzo 2013

auto-stop

Non amo farmi aspettare. Sì, mi piace anche la puntualità in genere, ma ammetto che poi tendo ad adattarla alle varie situazioni e ad applicarla con una certa elasticità, però quando mi faccio passare a prendere a casa da qualche persona amica o conoscente, mi sembra davvero inopportuno rispondere alla sua cortesia facendomi attendere e così finisce che mi metto ad aspettare davanti a casa per evitare qualsiasi suo confondimento e perdita di tempo. Mmm... a volte scendo anche con troppo anticipo, in effetti... casa mia, poi, è nella parte iniziale del paese, lungo una strada abbastanza trafficata e così, in queste occasioni mi capita di starmene diversi minuti a guardare speranzosa la curva in cima alla via pronta a riconoscere l'auto in questione.
Questa operazione è resa più complicata da due elementi: la mia scarsa propensione a riconoscere marche e modelli di auto e, soprattutto, i miei problemi di vista. Ciò significa che vado più che altro a colori, a costo anche di grossolane approssimazioni.
Un'ulteriore complicazione è data dalla mia quasi totale incapacità di vedere oltre i vetri delle macchine... lo so che, seppure occasionalmente sfumati, sono comunque trasparenti, ma il mio occhio non passa, non c'è verso...
Ora, tutto questo lungo preambolo, in realtà, mi serviva per giustificare il fatto che se un'auto approssimativamente del colore di quella che attendo, mette casualmente la freccia in prossimità di dove sono io e si ferma... beh, è molto probabile che io mi dipinga del mio più caloroso sorriso e le vada incontro pronta a salire! Se è buio, poi, mi potrebbe bastare anche solo la freccia!!!
Insomma, se non fosse che non sono particolarmente appetibile, diaciamo che chiunque mi si potrebbe carrettare!
In realtà, domenica scorsa ci sono andata quasi vicino, e mentre andavo spedita e sorridente verso l'auto (bianca era bianca, ma trattavasi di Ford anziché di Volkswagen), solo un lampo di intuizione mi ha evitato l'errore e mi ha indotto con improvvisa nonchalance a proseguire oltre facendo finta di nulla.
Questa cosa della trasparenza del vetro che diventa impenetrabilità, mi ha fatto pensare...
Un miope è abituato a non vedere cose che altri probabilmente vedono... voglio dire, non sempre si rende conto di quello che non vede, non lo vede e basta e non sarebbe un grosso problema se non fosse che quelli che ci vedono, invece, non sempre hanno questa consapevolezza, ragionano con la loro vista vedente, non miope.
Ecco, questo ragionamento è applicabile ad un sacco di circostanze ed io, in questi giorni le sto sperimentando sia dalla parte di chi vede, sia dalla parte dei ciecati. Se in entrambe le posizioni sono stata davvero consapevole come mi piace pensare di essere, questo è difficile da capire.
E, soprattutto, mi chiedo: ma non è che sono salita nell'auto sbagliata?????