Certe canzoni mi fanno proprio ridere. No, non è una critica agli autori e non ha nulla a che vedere con la loro qualità, anzi, generalmente mi piacciono pure. In realtà non sono le canzoni a farmi ridere, ma qualche idiozia che ho legato ad esse... mmm... no, via, diciamolo, è per via di qualche strafalcione che ho legato ad esse. Rido di me stessa, ecco.
Ora, lo so che tempo fa mi sono vantata della mia presuntuosa memoria che si ribella a citazioni anche lievemente inesatte, però se l'errore è stato iniziale è ovvio che la mia precisissima memoria se l'è portato dietro con ingenua disattenzione che però non mitiga la grossolanità della mia svista.
A mia discolpa posso dire che quando mi sono avvicinata per la prima volta a certe canzoni ero una ragazzetta che si scriveva a mano i testi mandando avanti pezzetto per pezzetto il brano nel registratore (a cassetta), oppure imparando le parole solo a furia di ascoltarle e canticchiarle da sola o con gli amici senza soffermarmi troppo sul loro significato.
Insomma, per dirla chiara, quando nel 1981 fu pubblicato La voce del padrone, io avevo sedici anni e per me Franco Battiato era solo un cantante provocatorio che sparava a zero sù tutti e saltellava in modo un po' ridicolo su canzoni dal ritmo coinvolgente e miliardi di parole, non avevo idea di quello che aveva fatto prima dell' era del cinghiale bianco e, soprattutto di cosa avrebbe fatto dopo. No, capisco che questo non mi giustifica e posso solo aggiungere che non so come sia potuto accadere, fatto sta che quando qualche mese fa mi sono trovata a cantare Cerco un centro di gravità permanente, ho scoperto dopo oltre trent'anni che il primo verso della canzone dice una vecchia bretone e non una vecchia betonier!
Lo so, lo so... in questi trent'anni avrei dovuto chiedermi almeno una volta cosa c'entrava una betoniera improbabilmente francesizzata ed è questa recidiva stupidità che mi scatena la risarella appena inizio a cantare la canzone. Se poi riesco in qualche modo ad andare avanti ecco che scopro che gli imperatori non erano della dinastia dei mori, ma dei ming! Che poi l'ilarità si perpetua ulteriormente perché mentre l'occhio si sofferma sulla parola incriminata e gira il coltello nella piaga, la bocca risponde ai meccanismi ormai collaudati e ripropone la stessa di sempre gettandola in faccia alla presuntuosa fedeltà narrativa professata dalla proprietaria. Cioè io.
Ok, mi sono insultata abbastanza? Allora posso concludere confessando anche che, dopo un'altra trentina d'anni, trovandola base di questa, l'ho cantata praticamente a memoria senza sbagliare una virgola. E senza ridere.
Vietati paragoni... c'è chi apprezza il genere....
Ora, lo so che tempo fa mi sono vantata della mia presuntuosa memoria che si ribella a citazioni anche lievemente inesatte, però se l'errore è stato iniziale è ovvio che la mia precisissima memoria se l'è portato dietro con ingenua disattenzione che però non mitiga la grossolanità della mia svista.
A mia discolpa posso dire che quando mi sono avvicinata per la prima volta a certe canzoni ero una ragazzetta che si scriveva a mano i testi mandando avanti pezzetto per pezzetto il brano nel registratore (a cassetta), oppure imparando le parole solo a furia di ascoltarle e canticchiarle da sola o con gli amici senza soffermarmi troppo sul loro significato.
Insomma, per dirla chiara, quando nel 1981 fu pubblicato La voce del padrone, io avevo sedici anni e per me Franco Battiato era solo un cantante provocatorio che sparava a zero sù tutti e saltellava in modo un po' ridicolo su canzoni dal ritmo coinvolgente e miliardi di parole, non avevo idea di quello che aveva fatto prima dell' era del cinghiale bianco e, soprattutto di cosa avrebbe fatto dopo. No, capisco che questo non mi giustifica e posso solo aggiungere che non so come sia potuto accadere, fatto sta che quando qualche mese fa mi sono trovata a cantare Cerco un centro di gravità permanente, ho scoperto dopo oltre trent'anni che il primo verso della canzone dice una vecchia bretone e non una vecchia betonier!
Lo so, lo so... in questi trent'anni avrei dovuto chiedermi almeno una volta cosa c'entrava una betoniera improbabilmente francesizzata ed è questa recidiva stupidità che mi scatena la risarella appena inizio a cantare la canzone. Se poi riesco in qualche modo ad andare avanti ecco che scopro che gli imperatori non erano della dinastia dei mori, ma dei ming! Che poi l'ilarità si perpetua ulteriormente perché mentre l'occhio si sofferma sulla parola incriminata e gira il coltello nella piaga, la bocca risponde ai meccanismi ormai collaudati e ripropone la stessa di sempre gettandola in faccia alla presuntuosa fedeltà narrativa professata dalla proprietaria. Cioè io.
Ok, mi sono insultata abbastanza? Allora posso concludere confessando anche che, dopo un'altra trentina d'anni, trovandola base di questa, l'ho cantata praticamente a memoria senza sbagliare una virgola. E senza ridere.
Vietati paragoni... c'è chi apprezza il genere....
8 commenti:
scherzi? io adoro quella canzone (ma biondi no, eh!). mi fa incazzare ma mi ci ritrovo con tutte le scarpe. e resta una delle mie preferite dei quattro (ora tre)
Ma dici Ci penserò domani o Io e te per altri giorni (io ho provato questa)? Quanto a Biondi, anche io preferisco l'originale, ma sono stata contenta che qualcuno si sia ricordato di almeno una delle canzoni più belle che abbiano fatto (a parte njoi, ovviamente! :) )
Io ho decine di canzoni di cui non capivo il senso ma solo perché non capivo le parole, nel senso stretto del termine. L'ultimo caso è Ossigeno degli Afterhours in cui capivo "il tuo nome è ossigeno" al posto di "il tuo odore è ossigeno"... manco fossi un romantico igienista. :)
Beh, effettivamente il senso cambia, ma può essere comunque corretto... E poi, romantico lo sei, no?
per quello che mi riguarda, ci penserò domani, sicuramente
sarei quasi per proporti una serata di karaoke! :)
potrei sorprenderti...
mi sorprenderesti solo se tu non ti ricordassi tutti i testi a memoria! :)
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