venerdì 21 giugno 2013

iodio

Ed eccoci al consueto post "odio l'estate", potrei farne una rubrica fissa, un evento annuale con tanto di sigla... ecco, la canzone è decisamente l'unica cosa che mi piace dell'argomento.
Ok, non parlerò di nuovo dell'ansia da aspettative che questa stagione finisce inevitabilmente per creare e poi disattendere, non parlerò della forma fisica che viene per forza alla luce, del look alla dart fener... che poi quest'anno non ho neanche tentato di oppormi al terribile rito della "svestizione" e sono passata subito all'esposizione delle mie dubbie grazie. Ah, sì, ok... ne sto parlando, è vero. La smetto.
Ebbene, stavolta vorrei affrontare la questione "odio l'estate" da un punto di vista più statistico e parlare della componente principale dell'argomento, vale a dire le vacanze.
E se sulle precedenti riflessioni avevano spesso influito componenti caratteriali che finivano con l'esagerare i problemi, la cronistoria delle mie vacanze toglie per così dire il vino dai fiaschi e quindi ogni dubbio sulla legittimità del mio sentimento avverso.
Durante i miei quarantotto anni le mie ferie sono sempre state contrastate da qualcosa. Non che poi non venissero anche realizzate, anzi, l'abilità con cui venivano superate le varie difficoltà, potrebbe persino indurre a pensare che occorre prima di tutto determinazione ed un atteggiamento propositivo.
E' anche vero che se ti metti a guardare tutti gli ostacoli che nel corso degli anni ti si sono parati davanti finisci con il chiederti quanto sia effettivamente logico sfinirsi e frustrarsi per qualcosa che ritieni ti spetti come a tutti gli altri.
Ok, non è vero che tutti fanno le vacanze, specie in questi ultimi anni critici, però, ultimamente mi è capitato di notare come ci siano tante persone a me vicine per le quali l'appuntamento con due o anche tre settimane di ferie da vivere altrove, non ha mai sgarrato. Intendiamoci, sono felicissima per loro però penso anche che è facile amare l'estate quando è collegata automaticamente a periodi rigeneranti o comunque distraenti.
E così, dopo anni di salti mortali per strappare la fortuita vacanza, ho iniziato a vivere con ansia la fase di pianificazione perché dipendente sempre da troppe variabili. Ecco, deve essere iniziata così la mia antipatia per la stagione estiva... poi tutto il resto è venuto di conseguenza.
Quindi, adoro le belle giornate lunghe, i colori del bosco, il profumo del mare, certi sapori inconfondibili e sì, lo ammetto, anche il respiro della pelle scoperta... tutte cose che vedo ad un passo da me e che puntualmente si allontanano, oppure me ne allontano io, non so...
Insomma, è un fatto di distanza più che di odio. O forse odio le distanze. Almeno alcune.
 
 

6 commenti:

Sammy ha detto...

In fondo le vacanze estive sono un giovane rito industriale. Nella cultura contadina il riposo avveniva d'inverno e aveva un ovvio senso naturale. A volte mi chiedo che senso abbiano se non puoi andare tre mesi in un luogo tiepido? Così come d'inverno. Forse dovremmo andare in vacanza, o riposarci, quando siamo stanchi e non quando lo dice il calendario. Buon vento dai monti.

sed ha detto...

adesso mi sento meglio :)

Lo scrittore mascherato ha detto...

Ma sai che anch'io quest'anno non ho molta voglia di andarci...

sed ha detto...

facciamo i compagni di non vacanze?

Anonimo ha detto...

Davvero riesci a non crearti aspettative? (D.)

sed ha detto...

beh, limitando le occasioni, diventa quanto meno gestibile...