giovedì 22 dicembre 2011

trasparenze

Le linee di confine a volte hanno la trasparenza del vetro e, dopo che le hai oltrepassate, ne acquistano anche la stessa consistenza. Ti volti, guardi il punto dove eri, lo  vedi tanto vicino da poterlo toccare ma non puoi più tornarvi.
Ho pensato a questo, stasera, dando una lunga e inevitabile occhiata alle finestre... non ho bisogno di contare per riconoscere quelle che ho in mente, non ho bisogno di vederle illuminate per ricordarmi dall'altra parte, guardo lassù e assurdamente vedo me stessa in questo parcheggio come se fossi ancora dietro quel vetro e mi osservassi da lontano.
In quei giorni i miei occhi cercavano il fuori come qualcosa di impossibile, l'esistenza normale che scorreva in una dimensione lontana ed estranea dalla mia. Ora che, invece, sono da questa parte e vivo questa presunta normalità, non riesco a smettere di  tornare in quella stanza, desiderando anche solo per un momento il contatto di una mano ma poi ripiombando subito nel dolore che tutto ciò comportava.
La gente continua a chiedermi come sto, qualcuno con preoccupato affetto, qualcuno con curiosità, altri per educazione, altri ancora tanto per dire qualcosa. io, almeno ai primi vorrei rispondere davvero e dire quello che sento... Sempre se riuscissi a spiegarlo quel che sento.
La verità è che c'è quel confine. Di qua si vive, ci sono le cose belle, si può, si deve stare bene. Di là c'è tutto il resto.
La verità  è che quando riesco a stare solo di qua, riesco anche a stare bene.
La verità è che una parte di me è ancora in quella stanza e non può stare bene.
Ma la verità è che quella finestra, confine tra la vita e la morte, io l'ho oltrepassata, sono viva solo al di qua del vetro.







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