mercoledì 11 gennaio 2012

Placeless place

Oggi mi sono quasi persa. Beh, non proprio persa, dai... diciamo che non avevo idea di che strada stavo facendo ma sapevo all'incirca dove mi trovavo... insomma, mi ero persa entro un raggio conosciuto e sapevo che mi sarei ritrovata.
Che poi a volte è strano come accadono certe cose. Ero ferma allo stop dell'uscita del parcheggio della stazione, a destra c'era la strada che faccio sempre, a sinistra quella che, per un sacco di ragioni, non faccio mai... ma, sono in periodo di sfide a quanto pare e così ho deciso di verificare quale effettivamente fosse la più breve. Ed ho svoltato a sinistra.
Conoscevo grosso modo il percorso  ma avevo il sole contro e probabilmente ho sbagliato un incrocio, non so... fatto sta che mi sono ritrovata in un paesino in cui sapevo non sarei dovuta passare e per un momento mi sono sentita assolutamente disorientata. La cosa strana è che non è stata una sensazione spiacevole. Del resto avevo a fianco il telefono ed in borsa il tablet con tanto di connessione internet e navigatore, mi sarebbe bastato fermarmi un secondo ed avrei avuto il percorso tracciato e la voce guida... invece sono andata avanti guardandomi intorno, aspettando che dietro ad ogni curva comparisse il cartello stradale giusto, o il paesaggio in qualche modo familiare...
Mi sono sentita assurdamente bene.
E allora mi è venuto in mente che io sono proprio così... mi posso "perdere" ma non troppo. Lo posso fare solo per poco, lo posso fare solo se so che mi posso ritrovare, lo posso fare solo se ho fili più o meno invisibili a cui aggrapparmi.
Mi posso perdere ma solo per finta.


 

6 commenti:

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Perdersi serve per ritrovarsi. Infatti, nel momento in cui ti perdi, vengono a mancare le certezze esterne, e l'unico appiglio sta in te stesso.

E' significativo che non hai voluto usare il navigatore: soluzione estremamente pratica, ma non rispondente alla necessità di recuperare dentro di te il controllo della situazione. E questo perdersi non richiede di stare in mezzo al sahara: ciò che conta non è la difficoltà nel ritrovarsi, ma il ritrovarsi stesso.

sed ha detto...

mmm... la tua analisi non fa una piega e mi ci riconosco abbastanza bene... ma non in questo post! :) Perché la sensazione piacevole non è stata quella del ritrovarmi, ma quella del perdermi... caso mai ci sarebbe da ragionare sul fatto che sono capace di "perdermi ma non troppo" :)

enzorasi ha detto...

Non ho mai usato il navigatore satellitare.

sed ha detto...

Io ci ho anche discusso!

Anonimo ha detto...

perdersi per finta però non è valido... e se perdersi per davvero fosse ancora più piacevole che perdersi per finta? Già questo dubbio mi eccita :-)
Dok

Anonimo ha detto...

ecco... il problema è questo: a me invece mette ansia :)