mercoledì 24 ottobre 2012

anni vs.

Certi incontri ti portano  a riflettere per forza. Voglio dire, lo farebbero a tutti, credo. Figurarsi ad una come me che metaforizza anche sul fumo che esce dai tubi di scappamento delle auto...
Così capitano quelle giornate in cui incontri le ex... oddio, quando ti fidanzi praticamente da adolescente, la parola ex è associabile, più o meno, alle simpatie delle elementari, ciò nonostante io, che ho sempre avuto una spiccata attitudine alle seghe mentali, sono riuscita ad identificare due o tre candidate al ruolo, ognuna per un motivo diverso ed a dilettarmi, in vari periodi della mia vita, nell'inutile interrogativo se una di loro o anche tutte, avrebbero potuto essere compagne migliori di me. Del resto, la loro diversità, non solo da me, ma anche tra di loro, indica chiaramente che avevo stereotipato quelle che spesso ho sentito come mie inadeguatezze. Ad esempio, una è una professionista affermata, la seconda è una donna sempre elegantissima, la terza ha quel certo non so che (e il fatto che lo chiami "non so che" la dice lunga) da regina della casa.
Devo dire, che anche nei momenti più neri, in cui mi sono sentita responsabile per qualsiasi cosa non funzionasse nel mio matrimonio, dopo essermi massacrata nel mio personalissimo gioco delle differenze, mi veniva sempre da ribaltare il ragionamento e pensare che anche a loro mancavano tutta una serie di caratteristiche che invece avevo io e che secondo me erano pure abbastanza importanti e puntualmente mi arrabbiavo perché non sembravano essere abbastanza.
Certo, ora, tutta  la riflessione è diversa, ha perso inevitabilmente ogni componente dinamica e cerca di trovare collocazioni stabili, spiegazioni, interpretazioni, giustificazioni, conclusioni, che probabilmente si intrecciano con il percorso di elaborazione del lutto e tutte le sue varie fasi... che poi, stando a quanto dice wikipedia in materia, mi sa che il mio sta procedendo un po' a rovescio.
Così anche la gara con le ex ha perso un po' di significato, la ritrovo lì, nel marasma di ricordi che ho ammucchiato come scatoloni e che puntualmente ho paura di aprire perché non so mai cosa può venir fuori. Quanto sono stata, cosa sono stata è ormai dato acquisito, non più modificabile, come niente è modificabile di questa storia. E la lettura è solo mia.
Gli anni si sono sovrapposti come strati, è ovvio che i più difficili sono rimasti sopra e gravano con tutta la loro pesantezza su quelli precedenti ostacolando il riemergere del bello che prima era certo maggiore.
Da qualche parte, là sotto, sono sicura che c'è sempre anche la ragazza a cui ridevano gli occhi e che non avrebbe temuto alcun confronto, oggi invece a giocarselo sarebbe la donna che è rimasta, con i suoi sorrisi e gli occhi tristi. Forse avrebbe vinto lo stesso. Ma non c'è più partita.




(...)



4 commenti:

Sammy ha detto...

Il bello dell'insicurezza è che ti obbliga sempre a fare i conti con te stesso. ( "bello" si fa per dire) Però Pavese lo ha detto meglio in una poesia.

sed ha detto...

Pavese non mi hai mai commentato. Oggi preferisco decisamente le tue parole. :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

Non c'è più partita, è vero, ma quella che c'è stata è stata tua. Difficile, ma tua.

E la donna con i sorrisi e gli occhi tristi (ma non troppo) vivrà la sua vita, giocandosela ancora, non dimenticando la sua storia ma non annullando sé stessa... :)

sed ha detto...

Ma sai, secondo me per non annullarsi bisogna proprio riappropriarsi anche di quello che è stato... solo che ancora, quello che è stato, fa male... Ma se lo ignori ti sembra di essere senza passato ed è peggio. Insomma c'è da lavorare! :)