20 Dicembre 2010
Guardavo gli alberi, stamani. Quelli dietro casa mia, dico, abbarbicati al poggio, avidi di quella terra mista a sassi. Sono spogli ovviamente. A parte due o tre foglie rinsecchite che, non so come, continuano a starsene attaccate quasi fossero incollate... Stavo pensando che mi ritrovo a guardare quegli alberi praticamente tutti i giorni, è il mio rituale del mattino ed una fuga che a volte mi concedo anche in altri momenti, eppure io non saprei dire esattamente da quando è che sono effettivamente nudi. Me li ricordo verdi, e poi cangianti nei colori autunnali, poi mano a mano più spogli ma tutto vagamente... voglio dire, ci sarà stato un giorno in cui, magari dopo un temporale, le fronde sono state di colpo più vuote, un altro in cui le foglie superstiti iniziavano ad essere in numero percepibile, un altro ancora in cui anche le più ostinate hanno ceduto. Insomma, quando è che sono rimaste queste tre o quattro?
Succede così anche per altre cose, no? I cambiamenti, per quanto graduali, talvolta impercettibili, hanno sempre un momento in cui avviene l'effettivo passaggio, l'alba diventa giorno, la pianura diventa salita, l'amore diventa non amore, la presenza diventa assenza... e se frammenti il periodo in infiniti delta t forse troverai quello in cui potevi fermare l'attimo, isolarlo... per farne che non so, magari ti illudi che avresti potuto cambiarlo o cumunque rendertene conto ed operare correzioni...
Ecco, immagino che se io prendessi uno ad uno gli inverni di questi ultimi dieci anni e li esaminassi attentamente troverei quello che si è giocato il mio spirito natalizio.
Parla piano - Vinicio Capossela
Guardavo gli alberi, stamani. Quelli dietro casa mia, dico, abbarbicati al poggio, avidi di quella terra mista a sassi. Sono spogli ovviamente. A parte due o tre foglie rinsecchite che, non so come, continuano a starsene attaccate quasi fossero incollate... Stavo pensando che mi ritrovo a guardare quegli alberi praticamente tutti i giorni, è il mio rituale del mattino ed una fuga che a volte mi concedo anche in altri momenti, eppure io non saprei dire esattamente da quando è che sono effettivamente nudi. Me li ricordo verdi, e poi cangianti nei colori autunnali, poi mano a mano più spogli ma tutto vagamente... voglio dire, ci sarà stato un giorno in cui, magari dopo un temporale, le fronde sono state di colpo più vuote, un altro in cui le foglie superstiti iniziavano ad essere in numero percepibile, un altro ancora in cui anche le più ostinate hanno ceduto. Insomma, quando è che sono rimaste queste tre o quattro?
Succede così anche per altre cose, no? I cambiamenti, per quanto graduali, talvolta impercettibili, hanno sempre un momento in cui avviene l'effettivo passaggio, l'alba diventa giorno, la pianura diventa salita, l'amore diventa non amore, la presenza diventa assenza... e se frammenti il periodo in infiniti delta t forse troverai quello in cui potevi fermare l'attimo, isolarlo... per farne che non so, magari ti illudi che avresti potuto cambiarlo o cumunque rendertene conto ed operare correzioni...
Ecco, immagino che se io prendessi uno ad uno gli inverni di questi ultimi dieci anni e li esaminassi attentamente troverei quello che si è giocato il mio spirito natalizio.
Parla piano - Vinicio Capossela
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