sabato 21 maggio 2011

la differenza tra una fuga e una vacanza è che dalla seconda gli altri si aspettano che ritorni



9 Agosto 2010

"Lei, in spiaggia, con calma, eh?" mi dice il negoziante dove mi sono fermata a comprare della frutta. Beh, certo, ha ragione, sono quasi le undici; le brave massaie sono andate a fare la spesa presto presto e, magari, anche organizzato per il pranzo, e a quest'ora sono tutte in riva al mare. Abbronzate.
Io, invece, mi sono svegliata anche un po' tardi stamani ed ho già fatto diversi giri, tutto senza fretta. Prima i dolcetti per la colazione della truppa, poi la spesa che va portata subito a casa perché in bici non ci si può caricare troppo, dopo un salto all'edicola e visto che proprio lì accanto c'è la frutta, ho preso qualcosa. Si, e sono ancora bianca, appena un po' arrossata nei punti più delicati.
Ora, intendiamoci. Se fosse per me ci starei pure sulla spiaggia, anche dalla mattina alla sera senza preoccuparmi neanche per il pranzo, ma i miei compagni di vacanza sono decisamente refrattari alla singolare usanza di starsene ore a crogiolarsi al sole e, con la scusa che tanto la casa è a due passi dal mare, finisce che passiamo la maggior parte del tempo in giardino.
A me, alla fine, non dispiace molto. Si sa che sono un tipo adattabile. E così al mattino faccio i miei giri in bici e poi mi metto volenterosamente al sole in giardino, che così mi sento pure più libera. Sulla spiaggia ci vado nel pomeriggio (no, vabbe', qualche volta anche alle undici) e quasi sempre da sola.
Sono un tipo abitudinario io. Per scelta. Si, voglio dire, non è che le mie abitudini siano vitali, le posso stravolgere benissimo... ma se non c'è necessità, scelgo di seguirle.
Arrivo con il mio borsone e la sdraietta, sempre senza ombrellone, la apro e ci sistemo sopra l'asciugamano piccolo e poi stendo con particolare cura quello grande, poi tolgo il copricostume e vado ad "assaggiare l'acqua" e faccio subito il bagno per poi stendermi sanza dover sistemare il telo e quindi insabbiarmi. Non amo la sabbia sulla pelle e per questa stessa ragione metto la crema quando sono ancora a casa e la faccio assorbire. Porto il lettore mp3, due libri, uno più leggero, l'altro meno (generalmente leggo quello leggero), le parole crociate (inizio sempre dalle 20 differenze, poi faccio le cornici concentriche e poi lo schema di Bartezzaghi), il telefono ed una bottiglietta di acqua. Alterno l'isolamento con le cuffiette, allo scuriosamento nei discorsi dei vicini. Raramente socializzo.
Credo che, se mi esercito abbastanza, riuscirò a diventare invisibile anche qui.




Io E Il Silenzio


Se gridassi forte
i dispiaceri che ho conosciuto
e i segreti che ho sentito,
allevierebbe la mia mente
qualcuno che ne condividesse il peso,
ma non sussurrerò una parola.

Siamo uguali
io e il silenzio,
abbiamo bisogno di una opportunità per approfondire le cose,
uguali
io e il silenzio,
troveremo un modo per risolverlo.

Mentre i bambini ridevano
io avevo sempre paura
del sorriso del clown,
perciò chiudevo gli occhi
fino a quando non riuscivo a vedere la luce
e non sentivo il suono.

Siamo uguali
io e il silenzio,
abbiamo bisogno di una opportunità per approfondire le cose,
uguali
io e il silenzio,
troveremo un modo per risolverlo.

Posso sentire il pianto
della foglia sull’albero
quando cade per terra,
posso sentire il richiamo
di una voce che riecheggia
e non c’è nessuno intorno.

Siamo uguali
io e il silenzio,
abbiamo bisogno di una opportunità per approfondire le cose,
uguali
io e il silenzio,
troveremo un modo per risolverlo.

(The Alan Parsons Project- Silence And I)

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