sabato 21 maggio 2011

nomination (migliore attrice non protagonista)

24 Febbraio 2011

Non era la giornata adatta per una passeggiata. Temperatura sotto lo zero e vento sferzante… chi me lo ha fatto fare? Che poi io odio il vento… non è solo per quel freddo che ti sputa addosso senza riguardo e che sembra passare persino dalle asole del cappotto, insinuarsi attraverso ogni più piccola apertura ed arrivarti di colpo dentro le ossa come se tu la pelle e la carne neanche ce l’avessi… non è solo per come ti blocca il respiro e te lo ricaccia in gola prima ancora che tu abbia provato a soffiarlo fuori… non è solo per la polvere che mitraglia gli occhi e costringe a strizzarli in due fessure per poi sentirseli puntualmente ruvidi come carta vetrata… non è per i capelli che sfuggono al cappello, sbattono e si arruffano ovunque che se non fossero attaccati alla testa sembrerebbero una di quelle piante che rotolano senza soluzione di continuità nei vecchi film western, magari in una di quelle interminabili scene di duello…. Ma cosa stavo dicendo? Ah, si, che odio il vento anche per altri motivi, forse per quel suo spazzare via ciò che non ha la forza o il peso sufficienti per opporre resistenza… sarà che io avrei così bisogno di trattenere cose leggere…

Eppure, contrariamente ad ogni logica, ho avuto bisogno di concedermi questa passeggiata, strizzata nel cappotto che, neanche a dirlo, si abbottona a fatica, avvolta in una sciarpa passata ad almeno tre giri e dentro alla quale affondo con quanta più testa mi è possibile, camminando in fretta come al mio solito, le mani sprofondate in tasca, le dita impegnate in inutili lotte con gli oggetti che incontrano… la molla di un fermaglio per capelli da far scattare, uno scontrino da fare a pezzetti, le monete da rigirare su ogni lato come a voler trovare quello giusto…

Che sono uscita a fare? Non ho bisogno del vento per separare le sensazioni avvolte intorno ad ogni pensiero… sono brava a distinguere quegli ammassi di emozioni ammucchiati come un mazzo di Shanghai da togliere uno ad uno… che poi a che mi serve sapere l’esatta composizione di quel malessere che si colloca in un punto imprecisato tra sterno e cuore, tra stomaco e pensiero… quanta percentuale di rabbia, quanta di frustrazione, quanta di tristezza, con spasmodica precisione fino agli zero virgola…
Che sono uscita a fare? Forse per pensare al vento che non mi piace così, magari, riesco a dare un nome a tutto il resto che non mi piace, me lo lascio svolazzare intorno e sbattere sul viso come i capelli, imparo a respirarlo senza soffocare, me lo stringo addosso per impedire che mi congeli.

Sopra di me il cielo è di quell’azzurro limpido e definito che solo la tramontana riesce a pulire. La mia testa è sempre affollata come prima, non si è schiarito un bel niente. Non mi sono posta questioni vitali, non ho preso decisioni drastiche, non mi sono fatta alcun proposito. Apparentemente questa passeggiata non mi è servita assolutamente a nulla se non a farmi venire i geloni nei piedi… eppure, ho quella strana sensazione che questo sia uno di quei cinematografici momenti di svolta per la disgraziata eroina della storia… Voglio ricordarmelo.
Non fosse altro per prendermela con lo sceneggiatore... si e anche con il regista... voglio dire, visto che la vita è la mia potevano darmi anche il ruolo principale, no?

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Alice - Prospettiva Nevski

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