sabato 3 marzo 2012

senza titolo

Detesto quando mi dicono che sono stata una bambina viziata. Che poi a fare questa affermazione è sempre qualcuno che non mi ha conosciuta nell'età infantile e, puntualmente, pronuncia tale verdetto in considerazione dei miei problemi alimentari. Perché io, in effetti, sono stata una bambina più che tranquilla in tutto, ma decisamente difficile per mangiare, cosa che con il passare del tempo non è scomparsa ma si è solo leggermente attenuata o dissimulata. E così, quando non riesco a nascondere o camuffare le mie stranezze, ecco che tutti provano a risalire alla loro origine finendo per attribuirne la responsabilità ai miei genitori, colpevoli di non aver saputovincere le mie bizze.
Ora, il ricordo della mia infanzia, per quanto sfumato dagli anni trascorsi, mi rimanda un'immagine dei miei genitori tutt'altro che arrendevoli e succubi dei miei capricci... anzi, la sensazione che emerge più delle altre è proprio quella di una certa mia ansia da prestazione nella ricerca di compiacere quelle che potevano essere le loro aspettative e una tendenza più o meno inconscia a pensare che se avessi fatto la "brava" sarei stata amata di più. Intendiamoci, sono stata effettivamente amata, ma come ho detto altre volte,il pudore emotivo che regnava in casa mia, non consentiva poi molte svenevolezze e le lodi diventavano un elemento sotitutivo che, successivamente, ha pericolosamente influenzato i miei criteri di misurazione delle altrui attenzioni.
Ma, tornando alla questione alimentazione, mi sembra chiaro che, potendo, avrei accontentato certamente i miei genitori anche in questo aspetto, no? E' vero che loro non hanno mai adottato misure estreme per costringermi, ma certo, le dispute intorno ai pranzi e alle cene, sono stati effettivamente gli episodi più critici di quegli anni.
Molto ci sarebbe da dire e da scavare su questa particolarità, sul mio rifiuto ostinato a sperimentare sapori, ad assaggiare cose che non catturano primai miei occhi ed il mio naso... Più tardi, mi sono trovata io stessa costretta a forzarmi in alcune occasioni in cui mi risultava troppo imbarazzante distinguermi e raramente questo atto ha portato dei cambiamenti nel mio gusto... Al contrario, questi ci sono stati in maniera casuale e inaspettata, come se alcuni cibi avessero un momento determinato per inserirsi della mia alimentazione. Mmm... adesso che ci penso potrei dire la stessa cosa in merito ad altri processi.... ma questo è un'altro post.
Il punto però è un altro. Non sono disposta ad ammettere che sono stata viziata! E devo dire che questo giudizio sommario espresso quasi da chiunque si è avventurato in un aspetto che io terrei ben volentieri solo per me, coincide oltre che con una certa incredula riprovazione, spesso anche con l'invito ad "affrontare" il mio problema, cosa che non sono disposta a fare.
Insomma, fermo restando che all'interno delle mie limitazioni posso comunque, quando lo voglio, rispettare determinati valori nutrizionali, e quindi eliminando la questione del "mio bene" da quelle in ballo, possibile che sia effettivamente così difficile accettare ritmi e gusti diversi da quelli cosiddetti normali?
E non sono sicura di parlare solo di cibo!



3 commenti:

Ilmondoatestaingiù ha detto...

sed, l'importante è che tu ti senta in equilibrio. Poi, di quello che pensano gli altri, te ne puoi fregare. Diversamente da ciò che ci hanno insegnato da piccoli, non piacere a tutti è un valore, perché ti consente di non essere uno Zelig, ma di conservare la tua personalità....

sed ha detto...

La parola equilibrio mi fa venire in mente la bilancia (wow, che fantasia), solo che non so cosa accidenti mettere sull'altro piatto! :)

Ilmondoatestaingiù ha detto...

metti dall'altra parte tutto ciò che di da noia, e sul tuo piatto tutto ciò che ti da piacere, e metti in equilibrio.

Mi sembra un buon compromesso :)